24 novembre 2012

Gaston Leroux
Il fantasma dell'Opera

Titolo originale Le Fantôme de l'Opéra

Trama
Newton & Compton
pag. 256 | € 6,00
La storia dell'amore di Erik - costretto a nascondere le sue orrende fattezze dietro una maschera - per Christine, la giovane soprano tanto graziosa quanto inesperta, si svolge tutta nell'ambiente del teatro dell'Opera, che diviene alter ego del Fantasma, luogo che crea l'azione. Campione di tutti gli eccessi, "mostro" al pari di Frankenstein e del Conte Dracula, la educherà, s'impossesserà di lei, riuscirà a far sgorgare dal petto della sua schiava d'amore una voce sublime. Una macchina narrativa sapientissima consente a Leroux di tenere in perfetto equilibrio commedia, avventura, poliziesco e grandguignol; così che alla fine della lettura ci accorgiamo di essere stati catturati da una storia tanto carica di suggestioni quanto lineare ed emblematica.
"Avevo soltanto bisogno di essere amato per diventare buono!"

Commento
Chi ha visitato l'Opera Garnier di Parigi sa cosa significhi entrare e rimanere completamente a bocca aperta di fronte all'opulenza, alla bellezza e all'intensità dei suoi interni. E' praticamente impossibile rimanere passivi, è impossibile non immaginare quel teatro illuminato e popolato da donne e uomini in sfarzosi abiti da sera. Se entri all'Opera, torni indietro nel tempo e passeggiare nel foyer, nel bellissimo ridotto e nei palchi tappezzati di velluto rosso sangue ti trasforma in una dama o in un lord d'altri tempi.
Poi, mentre giri a bocca aperta con gli occhi pieni dell'oro e del rosso delle decorazioni, ti trovi di fronte all'ultima porta a sinistra, prima delle scale di servizio, e non credi ai tuoi occhi quando leggi la targa. Loge du fantome de l'Opera. Il numero 5 è il palco, famosissimo, del Fantasma dell'Opera e questa è l'unica testimonianza in tutto il teatro che l'Opera è stata lo sfondo della storia di Erik, di Christine Daae e del visconte Raoul. Onestamente questo atteggiamento snob, quasi di rifiuto, dei francesi nei confronti di un classico della letteratura che ha contribuito a rendere famoso il Palazzo e anche Parigi stessa mi ha delusa. Pensavo di trovarmi un coinvolgimento maggiore, un vanto da parte del teatro ma niente. La targa e i gruppi di turisti che sostano lì davanti per le foto di rito sono gli unici tributi a Leroux e a Erik.
Una volta visitata l'Opera, leggere Il fantasma dell'Opera è un obbligo, un rito. La visita e la lettura sono così necessarie una all'altra che poterle fare contemporaneamente sarebbe la perfezione. Eppure mi sono dovuta accontentare di sfruttare le foto e i ricordi per arricchire la lettura.
La storia di Leroux è molto più complessa di quello che sembra. Non è solo la storia del mostro cattivo, del fantasma che rapisce la bella Daae e che alla fine muore. Questa è la storia di una figura fantastica, di un genio dell'architettura e della musica, perché Erik non è solo un povero essere sfigurato ma molto di più. Erik è il signore delle botole. Per buona parte del romanzo viene descritto in questo modo ma solo alla fine, quando viene svelata parte della sua storia, si capisce cosa significa. Il fantasma ha creato dalle fondamenta l'Opera, conosce tutti i suoi passaggi perché sono suoi, usciti dalla sua mente e ci abita perché è la sua tana, il suo luogo sicuro, dove nessuno lo potrà mai più vedere e dove, quindi, non dovrà più soffrire. La sua natura geniale, però, gli rende impossibile rimanere nascosto e poiché è immensamente vanitoso cerca sempre un riconoscimento. Tormentare i direttori del teatro è solo una parte dell'attenzione di cui ha bisogno. Il culmine è quando decide di rapire Christine perché in lei ha riposto tutte le sue abilità musicali. Erik ha una voce bellissima, perfetta, e grazie a lui la Daae si trasforma diventando una bravissima cantante. Ma Erik, che è infantile oltre ad essere perverso, decide di prenderla per sé per amarla. La devozione - commovente - con la quale si prostra ai piedi della Daae strazia il cuore: "E' vero, Christine...non sono né angelo, né genio, né fantasma...Sono Erik!" per lei è disposto ad annullarsi completamente, per un momento in cui lei lo guarda negli occhi senza la maschera è disposto a rinunciare a tutto. Erik è un personaggio fatto di estremi: è folle e perverso - il signore delle botole, che tortura persone innocenti e uccide - e genio della musica - nel suo Don Giovanni trionfante - è bambino desideroso d'amore di fronte a Christine, è uomo geloso antagonista del bel Raoul, è ironico, divertente e generoso, è amico, è uomo di parola, Erik è un personaggio troppo ricco di sfumature per poter essere compresso dentro le mura dell'Opera e nessun personaggio del romanzo gli rende pienamente giustizia, se non Leroux.
Di solito Il fantasma dell'Opera viene spacciata come una storia d'amore, dove il cattivo è Erik, la bella è Christine e il bello è Raoul. Io ci ho visto più dell'amore sempliciotto dei due bellocci, più dell'amore che lo stesso Erik nutre per lei. Per me questa è una storia di sofferenza e di isolamento. Erik è così perché in tutta la sua vita non ha conosciuto altro se non l'odio, lo scherno e l'indifferenza e solo grazie alla sua intelligenza è riuscito a migliorare la sua condizione passando dall'essere fenomeno da baraccone a genio dell'architettura. La sua deformità non è legata a qualche romantico incendio che gli ha rovinato parte del viso (maledetto Lloyd Weber che mi ha inculcato l'immagine di Gerard Butler come Erik), ma è congenita, ci è nato così ed è diffusa a tutto il corpo. Il suo aspetto è così spaventoso che sembra uno scheletro e non per niente lui stesso si identifica con la morte. In Erik sono morti i comportamenti civili, lui è istinto puro.
Leroux ha saputo cogliere alla perfezione il senso della storia, relegando le componenti romantiche ai due personaggi più ingenui e ridicolizzati della storia, la Daae e Raoul. Tutti gli altri, com'è giusto che sia, temono il Fantasma e ne sono affascinati allo stesso tempo. L'autore ha costruito una trama ben collaudata, come se fosse fatta di ingranaggi, e ad ogni scatto ha rivelato un pezzo del puzzle, trasformando la narrazione in un'avventura che spinge il lettore fino alle viscere del teatro.
A dispetto delle apparenze lo stile è molto ironico, svelto e preciso, proprio perché tutta la storia ha bisogno di dinamismo per potersi muovere tra i piani dell'Opera e per mantenere il ritmo di Erik, che sparisce e riappare tra una botola e l'altra. L'abilità di Leroux è stata quella di costruire la storia come se fosse un'indagine, dove lui diventa l'investigatore il cui unico scopo è raccontare la vera storia di Erik, senza accuse, senza recriminazioni dando al lettore la possibilità di scegliere se il Fantasma è stato malvagio o geniale. Io, come si può immaginare, sostengo al 100% Erik nella sua malefica genialità, perché di Raoul belli e sentimentali è pieno il mondo (e la letteratura) ma di Erik, unico e magnifico, drammatico e intenso, bambino e diavolo, ce ne sono pochi e sono tutti vittime dell'umanità che li relega nel lato oscuro della letteratura. Ma, per quanto l'umanità abbia tentato di nasconderlo, Erik ha trovato la strada per risalire in superficie - attraverso le sue botole - e rimanere sotto le luci della ribalta nella sua immensa grandiosità.
Lode a Leroux per aver scritto una storia così bella, intensa ed emozionante.
"Povero sventurato Erik! Bisogna compiangerlo? Bisogna maledirlo? Chiedeva soltanto di essere qualcuno, come tutti gli altri! Ma era troppo mostruoso! E dovette nascondere il proprio genio o utilizzarlo per compiere trucchi, quando, con un viso normale, sarebbe stato uno degli spiriti più nobili della razza umana! Aveva un cuore capace di contenere il mondo intero, ma alla fine dovette accontentarsi di una caverna. Decisamente bisogna compiangere il fantasma dell'Opera!"

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