22 maggio 2017

K. A. Tucker
La cosa più bella che ho

Serie Burying Water 3
Titolo originale Chasing River

Trama
Newton & Compton
ebook | € 2,99
Amber Welles ha venticinque anni e un gran bisogno di uscire dagli stretti e rassicuranti confini della cittadina dell’Oregon in cui è cresciuta. Quando finalmente, armata dei risparmi di due anni, può partire alla scoperta del mondo, è pronta a tutto. Tranne che a morire a Dublino. Eppure, se non fosse stato per il coraggio di un estraneo, sarebbe finita proprio così. Amber gli deve la vita, ma il ragazzo scompare prima che lei possa ringraziarlo. River Delaney, ventiquattro anni, è molto scosso. Nessuno doveva farsi male. Ma poi è arrivata quella turista americana. Non poteva lasciarla morire, ma non poteva rischiare di essere identificato sulla scena, quindi è scappato. È tornato alla sua quotidianità, a gestire il pub di famiglia. Ma la vita di tutti i giorni sta diventando sempre più complicata, per colpa di suo fratello Aengus e le sue associazioni a delinquere. Quando la ragazza americana lo rintraccia, River si accorge di essere pericolosamente attratto da lei. E averla intorno è un rischio che non è disposto a correre. La cosa migliore da fare sarebbe allontanarla, ma non è facile respingere qualcuno che ossessiona i tuoi pensieri.
Commento
Nelle ultime settimane mi sono immersa in una full immersion di letture in varie sfumature di rosa, e un po' avevo voglia di cambiare genere. Della lista di richieste da smaltire mi rimanevano due titoli, entrambi - ancora - rosa, anche se diversi tra loro. Memore del tenore più drammatico dei primi due romanzi della serie Burying Water, ho deciso di buttarmi sulla Tucker per poi avere un recupero easy con un romance più tradizionale.
Ecco, se anche voi farete come me con le mie stesse aspettative, tenete presente che in questo romanzo la Tucker ha cambiato leggermente il tono. Normalmente vi direi anche che non mi piacciono le sorprese, soprattutto nella letteratura. Leggo quello che leggo principalmente per la sua prevedibilità, perché se ho voglia di un tipo di storia in particolare so già sotto che nome cercare, perché a volte la sicurezza è tutto, nella lettura.
Provata, quindi, dal tour de force romantico ancora in atto, ho puntato sulla Tucker proprio perché i suoi romanzi sono quasi sempre zuppi di angst, di storie difficili e pesanti, con personaggi che non sfoggiano sorrisi a mille watt e perché, in genere, è avara nel distribuire amore zuccheroso.
La sorpresina a cui mi riferivo qui sopra è questa: lo zucchero arriva a tradimento, dopo una discreta dose di angst la trama svicola subdolamente verso i pascoli del romance contemporaneo, e c'è poco che tu possa fare perché ti tocca leggere anche se fissi le pagine e pensi che questo è lo stesso romanzo dell'inizio.
Per l'inizio è spaziale, di quelli che ti entrano nel cervello e alimentano la smania di leggere fino a che ti rendi conto di aver bruciato il 40% del romanzo quasi in una botta unica - questo tipo di inizio - purtroppo poi si lascia andare a dolci correnti romantiche, e quello che mi aveva presa della storia svanisce lentamente trattenendo solo pochi elementi di ciò che lo aveva reso diverso.
Ecco spiegato il tre e mezzo, perché avevo bisogno di altro ho iniziato un romanzo spettacolare e ho chiuso un romance non particolarmente speciale.
Partiamo dall'ambientazione: Irlanda. Se siete stati in Irlanda sapete. Sapete cosa vuol dire trovarsi in un mondo diverso dal proprio, dove tutte le persone hanno lineamenti visti solo nei film e parlano in un modo strano. Sapete. E sapete anche che Dublino è una città che o ti piace o proprio non la sopporti. Io sto nella seconda categoria, purtroppo. Perché la Dublino dei turisti è una cosa, esci dal centro e dalle strade piene di negozi e ti sembra di stare in una produzione della BBC degli anni '90. Case che cadono a pezzi, cemento distrutto, bambini dallo sguardo duro che giocano per strada, negozi abbandonati e nessun turista. Lasciamo stare un secondo che io mi ero persa e mi sono trovata, non so come, nel vicolo di scarico di un ristorante ritrovo di una gang, a me Dublino non piace.
Ma l'Irlanda è un altro discorso, l'Irlanda è ciaone mondo vado a far pascolare le pecore in mezzo alle colline e il cervello mi flipperà per il suo verde assurdo ma morirò felice.
Quindi, anche se il romanzo è ambientato a Dublino, il cervello mi è partito per la tangente. Dublino, IRA, terrorismo, irlandesi gnucchi e ottusi (nel senso tenerello del termine), birra a fiumi, Sunday bloody Sunday che ti gira in testa in loop, assaporare l'arrivo di una storia intensa e l'ultimo elemento del gruppo: dopo Jesse e Luke, è il turno di Amber. La goduria totale.
La figlia dello sceriffo, infermiera, figlia modello, brava a scuola e sempre educata, mai un guaio, mai un casino, sempre in ordine, all'oscuro del lato oscuro della famiglia, radicata in Oregon fin dentro nel midollo, Amber è una specie di stereotipo ambulante: talmente precisina che sembra finta, talmente compressa nel suo ruolo di brava figlia da non riuscire nemmeno a concepire di fare qualcosa che possa deludere la famiglia o non essere da lei. Così, naturalmente, decide di fare un viaggio intorno al mondo da sola per dimostrare la sua indipendenza e la sua maturità, anche se sotto sotto spera di poter vivere straordinarie avventure, prima tra tutte nella lista quella di vivere un'appassionata relazione con uno straniero.
Le aspettative di Amber per il suo viaggio vengono mantenute in pieno per qualche settimana, fino al suo arrivo a Dublino dove comincia ad andare male tutto in un susseguirsi di sfighe che culminano con l'attentato. La Tucker riesce, in modo piuttosto sottile, a sovrapporre uno strato di storia contemporanea super semplificata - ma stranamente esplicativa - ad uno di pura e semplice fiction, intrecciando la storia frivola e frizzante di Amber a quella difficile e cruda di River.
Alla Tucker bisogna dare atto di aver saputo dare dei nomi particolari e bellissimi e tutti legati al tema dell'acqua (Water, Rain, River) a personaggi che li hanno calzati a pennello.
River è un giovane irlandese che gestisce il pub di famiglia e si divide tra il filare dritto e il tentare di arginare la quantità spropositata di cazzate fatte dal fratello Aengus, appena uscito dal carcere. River non è ingenuo, ha la sua dose di sbagli alle spalle, ma spera ancora di poter aspirare ad una vita normale, se non addirittura completamente in regola con la società. Naturalmente River non è così fortunato, e la sua strada si scontrerà letteralmente con quella di Amber.
L'essere così diversi, con cultura, tradizioni e persino aspettative opposte, è un'arma a doppio taglio: li attrae e li divide allo stesso tempo, e solo un cambio drastico può rendere possibile che questa storia continui. Fino al punto in cui la storia si stabilizza, avendo raggiunto un equilibrio e un ritmo specifici, tutto funziona alla grande: la trama, i personaggi, i contrasti e le difficoltà vengono bilanciati dal lato romantico così imprevisto e inarrestabile, poi pian piano questo equilibrio svanisce e i conflitti perdono di potenza, tanto che ad un certo punto la storia si basa solo su quanto i due vogliono stare insieme, quanto si piacciono eccetera. C'è questa bolla di zucchero che trasforma una storia estremamente originale in una farcita di cuoricini nemmeno troppo intensi e la rovina, la rallenta, la contamina, le fa perdere carattere e originalità e tenta di riprendere il filo contorcendosi sul finale drammatico.
Ora, se non ci fosse stata questa bolla zuccherosa e al suo posto, invece, la Tucker avesse gestito un crescendo di tensione, il finale sarebbe stato doppiamente drammatico - non che non lo sia - e avrebbe avuto coerenza con tutta la storia. Così, invece, l'attentato e le conseguenze dell'esplosione (non la prima, un'altra) sembrano un momento isolato, una specie di chiusura drammatica forzata, un voler a tutti i costi dare la caccia alla lacrima del lettore. Beh, io ho pianto come una fontana, ma questo non ha cancellato la delusione di veder sfumare un romanzo serio, drammatico, impegnato con un lato romantico ricco di contrasti e difficoltà.
Insomma, viste le premesse e la scelta della Tucker di tirare in ballo l'IRA avrei gradito una continuità all'interno del romanzo, ma anche così con i suoi pregi e i suoi difetti La cosa più bella che ho è un ottimo romanzo, molto coinvolgente e intenso e, dal punto di vista culturale, stimolante.
Mi piacerebbe sapere cosa ne sarà di Rowen, perché mi è piaciuto tanto, e non mi dispiacerebbe nemmeno assistere al riscatto di Aengus, anche se non credo accadrà mai.
Bene, questo è tutto, ora torno nella nuvola rosa e spero di non morire di overdose. Datemi angst, subito!

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