7 marzo 2014

Monica Peccolo
Il senso interno del tempo

Trama
Linee Infinite
pag. 586 | € 15,00
La distanza di due continenti e i dieci anni trascorsi dal loro primo incontro avvenuto in Italia, non hanno scalfito il rapporto fra Nathan ed Eva, i quali tornano a frequentarsi per una serie di strane coincidenze. Hanno vissuto questo tempo immersi nelle rispettive carriere, impegnative quanto opposte, e vi si dedicano entrambi con passione e sacrificio. Può da queste basi nascere un amore improvviso e travolgente? Plastic Land, la terra del cinema, non è il terreno migliore dove far sbocciare sentimenti profondi e duraturi. Lo scientifico raziocinio e la cruda realtà di Eva cozzeranno spesso contro il complicato carattere e il mondo artificiale di Nathan. Può un sentimento così forte superare le realtà umane più difficili? Una storia calata nel nostro tempo: ironica, passionale, sofferta. Due protagonisti che danno vita a un amore profondo e unico.
"Ho sempre il timore che tutto quello che ho ottenuto con fatica svanisca.""E' sempre così, non solo nel tuo lavoro. E' la vita. Tu decidi una piccola cosa, che magari ti sembra poco importante e, invece, e' quella che ti porta a percorrere una strada al posto di un'altra. A me e' successo sempre.""E come hai fatto?""Ho cercato di non avere paura, di avere fiducia che le cose andassero meglio. Di rompere gli schemi, pensando che niente e' eterno e immutabile."  
Commento

A volte mi capita di ricevere delle strane esternazioni di fiducia. Non sono una di quelle blogger super famose, omniscenti, super attive, super influenti che tutti vogliono imitare. Volo basso e rimango dietro le quinte, e mi piace. Quindi, quando qualcuno mi chiede di leggere il suo romanzo rimango sempre sbalordita di fronte alla fiducia e alla gentilezza di queste persone. Sento un po' la pressione di dover dare un giudizio - a quanto pare rispettato - a delle persone che hanno sudato sopra la loro opera. L'ansia da prestazione mi coglie e faccio fatica a scrollarmi di dosso il ruolo di giudice.
Questa volta mi è successa una cosa strana, ma nel senso buono del termine. Mi è arrivato un bel pacco pesante con dentro ben due copie di Il senso interno del tempo. Monica, l'autrice, ha generosamente destinato una copia da regalare sul forum e una per la sottoscritta e, nella mia, ci ho trovato una lettera scritta a mano.
Non so da quanto tempo non ricevevo una lettera e mi ha fatto un certo effetto avere tra le mani qualcosa di così personale, destinato solo a me. E' stato un gesto che ha introdotto in modo chiaro sia la persona, sia il romanzo. Quindi prima di iniziare devo ringraziarti, Monica, perché la lettera mi ha toccata in un modo che non posso nemmeno spiegarti. Conserverò la mia copia e ci terrò dentro la lettera - come ho fatto durante tutta la lettura.
Non pensate che questa sviolinata possa in qualche modo influenzare il mio parere. Giammai! Nonostante la prima bella impressione ho affrontato la lettura di questo tomone bello pesante e denso con calma e sangue freddo, con un post-it incollato nel risvolto di copertina per prendere appunti e i miei segnalibri colorati.
Per buona parte del romanzo, direi per almeno 400 pagine, il voto è stato di 3 cuoricini. Non ero pienamente convinta di quello che provavo e facevo un pochino fatica a seguire la storia, il suo percorso e il ritmo della narrazione. Nelle ultime pagine, invece, tutto ha assunto un significato diverso e la storia ha raggiunto un livello di emozione che mi ha presa completamente in contropiede, quasi obbligandomi con la sua forza ad alzare il voto. Non esagero dicendo che le ultime 30 pagine (circa) le ho passate con il magone e le lacrime agli occhi - e su un treno strapieno crea anche un certo imbarazzo.
568 pagine e non sono nemmeno sicura che questo romanzo si possa categorizzare e definire solo per un singolo aspetto della sua storia. E' romantico, è una storia d'amore? Forse lo è ma, secondo la mia modestissima opinione, c'è molto di più e bisogna armarsi di santa pazienza perché né la storia, né i suoi personaggi sono ben disposti a sbandierare ciò che nascondono.
Personalmente non amo molto le storie ambientate nel mondo dello spettacolo e tanto meno riesco ad entrare in sintonia con personaggi famosi. Partendo un po' svantaggiata ho dovuto riporre fiducia nel romanzo e superare il grosso scoglio dell'ambientazione.
In una fantastica Plastic Land - Hollywood? - mecca del cinema e delle star prende il via la storia di due personaggi che più diversi di così non si può. L'attore Nathan Tyler rientra in scena dopo anni di silenzio, passati a disintossicarsi dall'alcool e dalla vita da star. Con capelli e barba lunga è totalmente irriconoscibile, diverso nel corpo e nello spirito dal Nathan di una volta, ormai disilluso - quasi schifato - dall'ambiente che è costretto a sopportare. Al suo opposto c'è Eva Pace, che fu attrice e collega di Nathan e che ha abbandonato la carriera per diventare una pediatra. Eva è un medico che non si limita a curare ma partecipa al percorso dei suoi pazienti e condivide sentimenti spesso difficili da gestire. La sua natura calma, altruista, riflessiva le permette di entrare in contatto con tutti, Nathan compreso.
Quando i due si incontrano dopo anni sono persone diverse che condividono dei ricordi sia dolorosi che felici. Ritornano in sintonia con una facilità che sfocia subito in amicizia e piano, piano - pianissimo - questa cambia e assume un contorno difficile da definire.
Detta così sembra la classica storia d'amore: lui famoso e un po' dannato, lei schiva e tanto buona, tanti alti e bassi e grosse soddisfazioni. Fatevene una ragione, è tutto il contrario. Nathan è un personaggio chiuso, sigillato nel suo egoismo e nella sua paura di condividere sé stesso. E' difficile capire quello che gli passa per la testa, ed è altrettanto difficile seguire il suo percorso fatto di piccoli passi avanti e grossi balzi all'indietro, come è quasi impossibile non odiarlo almeno un pò soprattutto quando si nasconde dietro a schemi già vissuti per giustificarsi. Nathan non è il classico personaggio maschile in crescendo - da negativo a positivo - perché, per assurdo, lui reagisce in modo contrario agli stimoli di Eva. Più lei cerca di tirare fuori il vero Nat, più lui scatta, teme di mettersi in gioco e si chiude a riccio. E' per questo, forse, che Eva è un personaggio morbido, che incassa gli estremi di Nathan e non molla nemmeno per un minuto. Tanto lui è estremo e difficile, tanto Eva è generosa, equilibrata, pronta a ripagare con amicizia, amore, maturità nella speranza che la sua influenza possa donare un pò di felicità al suo amico.
La relazione - che si sviluppa in 8 mesi - occupa tutto il romanzo e porta i due personaggi, ed in particolare Nathan, a vivere delle esperienze che in un romanzo sembrano noiose, ma che nella vita reale possono destabilizzare completamente. Le difficoltà di affrontare la vita temendo di soffrire, la paura della dipendenza, la paura di lasciarsi andare, e poi la sofferenza di chi è troppo fiducioso, generoso, di chi crede troppo e ama troppo, la malattia, la morte, l'intimità, tutto si concentra in un'unica relazione ed è comprensibile che ad un certo punto si ha la classica, inevitabile rottura. La differenza che rende particolare - e forse per alcuni anche speciale - questo romanzo è la maturità con la quale affronta tutto, non solo l'amore romantico. C'è un senso di equilibrio, di saggezza e di accettazione al limite dello zen che accompagna fino alla fine e aiuta il lettore a metabolizzare la storia.
Gli unici difetti che ho trovato sono 3 e tutti possono essere considerati come un'estensione del parere personale di chi legge. Il primo è l'eccessivo uso di virgole. Virgole, virgole, ancora virgole anche quando non servono, che frenano lo slancio della lettura e appesantiscono lo spirito della storia. Troppe virgole, ne avrei eliminate la metà e avrei semplificato il lessico dei dialoghi.
Il secondo difetto è la mancanza di movimento. Cerco di spiegarmi: in un romanzo lungo, che occupa un lasso di tempo piuttosto lungo, certi alti e bassi sono necessari. I movimenti della trama smuovono le acqua, tolgono il senso di staticità e risvegliano l'attenzione del lettore. In questo caso manca soprattutto l'alto e basso emotivo, che può arrivare da diverse scene, non necessariamente da quelle romantiche, e che serve a coinvolgere ed emozionare. Per esempio, le scene finali sono perfette, mentre quelle iniziali risultano un pò - come dire - piatte.
Il terzo ed ultimo difetto è il finale. Dopo quasi 600 pagine sentivo il bisogno di leggere del dopo, lo volevo e lo sentivo come un mio diritto di lettrice ed il fatto che il romanzo si chiuda con quella telefonata appena iniziata mi ha delusa un pochino. Dopo tutto, sono proprio quelle scene, quegli attimi di rimorso e di indecisione che avrebbero potuto regalare a Nathan il suo momento, quello in cui smette i panni dell'insicuro e veste quelli della persona normale. Personalmente non basta lasciarli sottointendere, io voglio sempre leggerli su carta.
Tutto sommato, quindi, Il senso interno del tempo è un romanzo per chi ha pazienza e non è un lettore frettoloso, per chi non teme il finale poco romantico e per chi apprezza un tono maturo, per niente frivolo, che scava fino a tirare fuori l'essenza delle cose, tutto con umiltà e tranquillità.
Non è un romanzo per tutti, eppure sono contenta di aver percorso questa storia e di aver chiuso il libro con il sorriso sulle labbra. Non me lo aspettavo e per questo la sorpresa è più gradita.

1 commento:

Monica Peccolo ha detto...

Ero convinta di averti ringraziato anche qui. Perdona il ritardo lo faccio adesso e inserisco la tua recensione sulla mia bacheca Pinterest. Grazie ancora, rileggere le tue parole è sempre bello.